lunedì 8 dicembre 2008
domenica 30 novembre 2008
Xabier Iriondo @ Studio28
presso Lo STUDIO28
ingresso: 4 € (+ 2 € tessera associativa)
Direzione Artistica: Andrea Reali
XABIER IRIONDO (ex chitarrista Afterhours)
Un incontro da non perdere: oltretutto il pubblico avrà la possibilità di fare un aperitivo nel locale adiacente (UNION CLUB), che terrà orario aperitivo prolungato fino alle 21e30 appositamente per il pubblico dello Studio28.
In bilico tra performance con gli oggetti e concerto, il live in solo di Xabier Iriondo mescola ricerca timbrica, sperimentazione sonora , melodia e destrutturazione. Un caleidoscopico metalinguaggio di suoni e sfumature che sfiorano a tratti il silenzio a tratti il rumore, in cui il gesto creativo ha origine nella costruzione sapiente dello strumento e si protrae nella manipolazione calda delle sue possibilità. Una sorta di “tavolo da lavoro” su cui il musicista crea i suoi esperimenti facendoci condividere il fascino di gesti che, come rituali, liberano il suono e gli oggetti, anche i più quotidiani, di infiniti richiami e sfumature, suggestioni sonore e visive.
Xabier Iriondo, musicista e compositore, ha realizzato 5 albums e centinaia di concerti con la pop/rock band Afterhours, 3 albums con Six Minute War Madnessm e 3 albums con il progetto A Short Apnea.
Dal 2001 sta esplorando le possibilità offerte da alcuni strumenti autocostruiti e dal loro incontro con musica elettronica, field recordings e strumenti elettroacustici.
Nel 2005 apre a Milano SOUND METAK, un negozio/laboratorio dove vende strumenti musicali particolari ed organizza performances musicali.
Attualmente coinvolto nei progetti Uncode Duello, Polvere, Tasaday, Choral Funis Dualitas, ha suonato dal vivo in Europa e Giappone e collaborato con svariati artisti tra cui: Damo Suzuki (CAN), Paolo Tofani (AREA), ZU, Sinistri, Gianni Gebbia, Steve Piccolo, Carla Bozulich, Eraldo Bernocchi, Bruno Dorella, Elio Martuscello, etc.
Per qualsiasi info, contattare:
Andrea Reali
andynet@libero.it
3472446400
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mercoledì 12 novembre 2008
ImproWinter 09
Direttamente da Lutz Gregor. Ne vale la pena.
The third ImproWinter takes place from February 9 - 13, 2009 at Palucca Schule Dresden - College for Dance.
The entire programme and the application form can be found on our homepage.
ImproWinter 09
The course programme includes Contemporary Training, Ballet, Yoga, Forsythe Improvisation Technologies, Improvisation for Musicians, Dance and Music, Body & Architecture, Body & Technology, Dance & Language, Contact Improvisation, Improvisation on pointe and Physical Cinema. As guest teachers are invited Aaron S. Watkin, Katharina Christl, Stefan Dreher, Tamas Geza Moricz, Beat Halberschmidt, Juan Dominguez, Lutz Gregor as well as Matthias Härtig and Jacob Korn from Trans-Media-Akademie Hellerau.
The opening event, discussions, JAMs, a movie night as well as a final public presentation will provide the framework for a creative interchange between workshop participants, teachers and guests.
Looking forward to hear from you!
Sincerely, your Tanzplan Dresden Team
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lunedì 27 ottobre 2008
Resistere. Fino a quando?
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venerdì 24 ottobre 2008
AZIONE RANDOM
Domenica 26 Ottobre
allo Studio28
AZIONE RANDOM
Performance-azione politico del C-DAP, Coordinamento Lombardo per la Danza e le Arti Performative.
Ti aspettiamo alle ore 21.00!
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mercoledì 30 luglio 2008
Solo in Azione 2008
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lunedì 14 luglio 2008
da Luna Paese
Dopo la performance a Soloinazione è nata in me l’esigenza di scrivere qualche riga sull’esperienza passata.
Innanzitutto sono rimasta molto positivamente colpita dalla possibilità di scambio di questo spazio. Raggruppare in un’unica serata percorsi di ricerca molto differenti tra loro, e la possibilità per i performer di poter vedere il lavoro dell’altro, spostava per me a livello individuale la prospettiva di ognuno. La rara possibilità di poter condividere uno spazio così libero e abitabile per me è molto feconda a livello individuale; parlo per me, mi interessa moltissimo poter vedere e conoscere, anche se in minima parte, l’interessante percorso di altre persone. È un’esperienza che non solo banalmente mi arricchisce, ma mi spinge ad assumere altre prospettive rispetto al mio lavoro, a pormi delle domande nuove, a mettermi in discussione.
La scelta di ospitare progetti in fase di lavoro, mischiare performer con un bagaglio di esperienze e un lungo percorso alle spalle e performer emergenti come me, è una scelta molto coraggiosa, priva di pregiudizi ed etichettamenti, e secondo me è da lì, da quello spazio rischioso e anche fecondo, che può emergere una qualità artistica enormemente ricca . Da Elvira, che ha proposto un estratto di un lavoro in corso, a Claudia, che ha messo in campo una disponibilità inusuale rispetto al suo percorso abituale, ad Alessandra, che mi ha emozionato come già in altre circostanze; in più la disponibilità, l’umiltà nello scambio: il panorama era confortante, in tempi non facili per nessuno.
In questo senso l’allestimento, così poco teatrale-strutturato, mi permetteva perfettamente di osservare questo interrogativo da vicino. Lo spostamento di orientamento del pubblico praticamente ogni quarto d’ora, era già una possibile performance. La qualità sorprendente era la fluidità con cui questi cambi avvenivano.
La statica che mi costringe a stare seduta, spesso per più di un’ora, mi pone in una situazione di passività; subisco in un certo senso quello che accade dall’altra parte. In questo caso la situazione era molto vicina al campo di scambio. Credo che lo spostamento di orientamento abbia contribuito a muovere il pubblico, letteralmente, pur non facendo di questo, fortunatamente(!), un oggetto di riflessione.
Leggevo in un’intervista recente a Paolo Rosa di Studio Azzurro (parla delle esperienze interattive, ma il concetto espresso è facilmente traslabile): “Lo dimostrano proprio le esperienze interattive in cui lo spettatore è coinvolto ad intervenire in modo reale sull’evoluzione di un percorso, di un’opera, demolendo il tabù della sacralità della stessa e del suo autore in favore di un processo di condivisione e di partecipazione. L’uguaglianza non è sinonimo di appiattimento mediatico, come in buona parte avviene ora, ma è la possibilità, anzi la responsabilità, di poter collaborare, di poter donare, ciascuno secondo le sue possibilità e le sue differenze. È difficile essere ottimisti in un’epoca come questa, tuttavia l’ottimismo non è solo un sentimento, ma una necessità costruttiva.”
A presto!
Luna
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mercoledì 9 luglio 2008
Breve cronaca da Roma - Quando sbagli piazza...
Mi sembrava che fino al giorno prima della manifestazione la questione fosse: riusciranno 3 persone e un micro partito a radunare almeno 10.000 persone in una piazza contro questo Governo? La risposta è stata – dopo aver riempito piazza Navona con 100.000 persone: avete infangato la repubblica. Siete spazzatura. Volgari!
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sabato 5 luglio 2008
La critica di Silvana Renata Romana
Caro Giovanni, non ho saputo rinunciare alla performance di Giuseppe. Questa volta l'attore ha prevalso sul danzatore (ma che attore!). Il momento più bello è quello intorno allo specchio (=poco prima e poco dopo), non solo perchè... lo specchio bla bla bla (sappiamo), ma anche per l'inquadratura, la luce, il movimento della ripresa... mi ricordava quei bacili smaltati di bianco un po' scrostati e quei giovani uomini degli anni Quaranta tormentati fino all'autoeliminazione. Ciò fa nobilmente da contrappunto al bailamme dolente dell'uomo contemporaneo spinto, che al prendere atto dell'empasse, preferisce annegarsi in qualunque apparenza di "verità". Vi voglio bene.
Per chi non l'avesse visto, nei prossimi giorni metteremo on-line un breve estratto.
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giovedì 26 giugno 2008
Solo in Azione - Preview #5

Danza Contemporanea e Performance
My body is bored by answers (Deborah Hay)
1.2.3. Luglio 2008
ore 20.00
presso
Studio28
Milano
Via Moretto da Brescia 28
ingresso libero con tessera associativa (2 euro)
Gradita prenotazione allo 02 - 36559296

Deragliano dai binari già percorsi, smantellano gli argini dei codici contemporanei, questi dieci danzatori/performer/autori, rischiando di sembrare inconsueti e "out", di imbarcarsi in un percorso fallimentare, di toccare il pubblico e di lasciarlo solo, solo, per un attimo, con le proprie domande.

Solo in Azione, che partì l'anno scorso sotto i buoni auspici della danza contemporanea, aprendo con un solo del danzatore Jeremy Nelson, quest'anno accresce il rischio, complice la grande quantità di ottimo materiale giunto in risposta al bando pubblicato solo due mesi fa, e complice la grande affluenza di pubblico della prima edizione. Dieci progetti di ricerca italiani, nessuna stella della danza contemporanea, dieci stili diversi, come diverse le persone che li attraversano, con grande umiltà, dedizione e fantasia.
1 Luglio
Lara Martelli (Berlino) . Dioniso
Giuseppe Esposito (Milano) . OG (Web I?) - Studio
Sara Biglieri (Principato di Monaco) . Left Over
2 Luglio
Claudia Galiazzo (Padova) . Abitudini - Studio
Elvira Frosini (Roma) . 'Nacosaprovvisoria - Studio
Alessandra Cristiani (Roma) . Irelallabye
Luna Paese (Roma) . Punteggio di Mobilità
3 Luglio
Cinzia de Lorenzi (Milano) . Elettrodebole
Cristine Sonia Baraga (Padova) . Lonelyonly - Studio
Valentina Picco (Vicenza) . Victor
Credits
Con il contributo e il patrocinio COMUNE DI MILANO - TEMPO LIBERO
Con il patrocinio REGIONE LOMBARDIA - Culture, Identità e Autonomie della Lombardia
C-DAP - Coordinamento Lombardia Danza e Arti Performative Contemporanee
Supporto Tecnico - ILARIA PATAMIA
Supporto video - CINZIA ESPIS
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Tag: Danza, Milano, performance, Solo in Azione, studio28
mercoledì 25 giugno 2008
Solo in Azione - Preview #4
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martedì 17 giugno 2008
Solo in Azione - Preview #3
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lunedì 16 giugno 2008
Solo in Azione - Preview #2
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Tag: Abbasso l'Accademia, Danza, Milano, performance, Solo in Azione, studio28
venerdì 13 giugno 2008
Progetto Dan.Co - Preview#1
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Solo in Azione - Preview #1
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mercoledì 21 maggio 2008
MementoMori
Tutto muore. Naturale. Ma prima di andare si perde in fragili dettagli.
MementoMori si concentra sulle cose effimere, accidentali. Non eterne. Oggetti interpretati come residui di corpi viventi. Ogni oggetto che troviamo è un enigma di forma, presenta un sistema morfologico da decifrare che ci riporta a fenomeni che l’hanno preceduto, al complesso di forme meccaniche cui esso appartiene.
Oggetti piccoli o domestici, dotati di un paesaggio interiore ordinario e passeggero, di un’apparenza che si modella in un processo naturale.
Memento Mori è un inventario di organismi addormentati che abitano uno stesso spazio. E’ il riscatto che devono pagare per i loro piccoli incidenti domestici.
Rosa Ciano
Rosa Ciano nasce nel 1973 a bari, dove vive e opera.
La sua attività di fotografa mette in scena l’inedita unione tra lo scarto prodotto dagli oggetti e le immagini mentali, rivelando l’autonomia di un linguaggio ”defunzionalizzato”, che mette in risalto proprietà passeggere, ciò che rimane quando si tenta la distinzione fra due cose uguali o quando si cerca di coniugare due cose diverse.
Fra le ultime mostre personali:
2007/Reliquiarum theca/atelier “la lucciola”/palermo
2007/”natura morta”/”Il pane e le rose”/bari
Fra le ultime mostre collettive:
2007/“la città multiculturale”/Varie sedi/Genova/torino/roma/milano/Venezia
2007/“portraits new trends”/primopianolivinggallery/lecce
2006/“tecnorganica -altre forme di vita-”/arena riciclotteri/bari
2006/“fotografica conversano 2006”/sedi varie/conversano - bari
Scrivono di lei:
“Al posto degli oggetti classici, troviamo qui scorie domestiche, dettagli insignificanti che si caricano di nuove e aperte identità. Più che l’aggancio ad una poetica contemporanea del rifiutoe dello scarto, dietro questa operazione c’è una sorta di “pensiero debole”, implicitamente alternativo al sistema delle immagini forti dei mass media. La scelta antiretorica di introdurre uno sguardo laterale nella banalità del quotidiano agisce infatti su un registro intimistico, non urlato, che fa leva sugli inganni della percezione, complice la macchina fotografica, per suggerire spessori e umori di realtà diverse.”
Antonella Marino – La Repubblica
“I suoi lavori rileggono in chiave tecnologica la tradizione delle “vanitas”, senza teschi o fiori recisi, ma attraverso gli occhi iponotici di un gatto o le gocce di pioggia coagulate tra i raggi di una bicicletta, o ancora nel rigagnolo rosso sangue che scorre tra le pieghe di una plastica sgualcita”
M.D.T. Il corriere della Sera
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Tag: Fotografia, Galleria, Mementomori, Milano, studio28
mercoledì 9 aprile 2008
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mercoledì 27 febbraio 2008
La critica di SRR
Caro Studio28,
EUREKA!
Ti dicevo che riscontravo una frattura tra la lunghezza d'onda delle altre didascalie in rapporto a quella dell'immagine della figura luminosa in nero, perchè lo scritto relativo a quest'ultima mi appariva un po' dissonante per la sua connotazione prevalentemente filosofica. E invece, ecco! Come la chiava di volta di una volta ogivale rappresenta una frattura di direzione fra l'andamento delle linee singole... ma proprio per questo... ne costituisce l'armonico compimento. Qui la luce che c'è genera il corpo che non c'è.
Silvana Romana Renata
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Tag: Galleria, Iole Ottazzi, Milano, Mnemopixel, Silvana Romana Renata, studio28
La critica di SRR
Caro Studio 28,
vorrei comunicarti l'eco che ha lasciato in me la mostra attuale: notevole armonia di colori e davvero sapiente sequenza di immagini. Mentre ti scrivo non sto evocando. E' come se nell'attimo qui, proprio ora, la mia retina continuasse a percepire (un po' come succede per il volto della persona amata che persiste anche quando non lo si chieda al proprio "archivio"). Per le due elaborazioni della scrittura ho un vocabolo assolutamente improprio (!): dolcissime. Circa la sequenza: mirabile direi la cesura senza soluzione di continuità di quell'abito nero, come il respiro di chi declami una poesia.
Silvana Romana Renata
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Tag: Galleria, Iole Ottazzi, Milano, Mnemopixel, Silvana Romana Renata, studio28
domenica 17 febbraio 2008
..e vernissage fu!
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Tag: Fotografia, Galleria, Iole Ottazzi, Milano, Mnemopixel, studio28
venerdì 18 gennaio 2008
Iole Ottazzi - Mnemopixel
12 febbraio 2008, ore 18.30 - cocktail
Mnemopixel
opere di Jole Ottazzi
prefazione di Roberta Valtorta
a cura di Franca Speranza
coordinamento: Giuseppe Esposito
presso Studio28
via Moretto da Brescia 28
Milano
durata mostra: 12 febbraio - 28 febbraio orari apertura: dal martedì al sabato 1100-1300 e 1700-1930
architetti Rossana Raiteri e Fausto Novi
Università di Genova
di Roberta Valtorta*
Il titolo della ricerca di Jole Ottazzi, “Mnemo-pixel” unisce in modo semplice memoria e tecnologia, e ci parla dell’intenzione dell’autrice.
Tutto il lavoro nasce da una serie di fotografie degli anni Quaranta trovate: l’acqua e il fango di una alluvione le hanno completamente alterate. Sono objects trouvés sopravvissuti. Perduti i colori, dispersi, deformati i contorni delle figure, intere parti delle immagini cancellate: Le muffe le hanno coperte e hanno imposto ai segni un nuovo governo, l’acqua e insieme i prodotti chimici hanno fatto di molte immagini un unico blocco, le scritte sul retro di una fotografia si sono impresse sull’altra. Il caos ora le affratella e le confonde, crea nuove inedite materie, sostituendosi a un ordine precedente, quello, semplice, di una serie di fotografie fra loro separate, di figure e situazioni diverse, nate in momenti lontani fra loro.
Come spesso è accaduto di fronte alla rovina, al caos, al decadere delle cose e, dunque, di fronte alla morte (il gesto artistico è, forse sempre, un agire ideale contro la morte), Jole Ottazzi decide di intervenire con un’opera di salvataggio delle immagini: non tanto di ciò che rappresentano, ma del corpo stesso delle immagini.
La rovina rivela la realtà delle cose. Il gesto del salvare, del resuscitare, del recuperare e del rilanciare verso nuovi significati ciò che è palesemente dominato dalla rovina, afferma la possibilità di andare contro il tempo e il sicuro mutare delle cose. Nel caso di questo lavoro, il tentativo è affidato al mezzo informatico, che intreccia alla dimensione della memoria interventi, interferenze formali, anche, potremmo dire, che conducono a una nuova lettura delle figure, degli spazi, dei segni. “Mnemo-pixel”, secondo il titolo individuato da Jole Ottazzi, che unendo una antica radice greca a un termine tecnico strettamente contemporaneo crea un ponte fra memoria e tecnologia.
Se questo lavoro fosse stato realizzato, immaginiamo, negli anni Settanta, anche nei primi anni Ottanta, molto probabilmente il disfacimento della materia e la morte delle immagini sarebbero stati presentati in quanto tali, come valori in sé portatori del senso del tempo e della fotografia stessa. In quegli anni la riflessione sulla natura delle materie della fotografia, sulla fisicità dell’oggetto fotografico e sul legame profondo della fotografia con il passare del tempo, era spesso al centro del lavoro degli artisti. Il sentimento di mutamento e di passaggio che caratterizzava quell’epoca era molto forte.
Oggi, sempre più coinvolti in una cultura della virtualità, guardiamo alla matericità della fotografia, alla sua fisicità e caducità, come a qualcosa che appartiene a un mondo passato. La tecnologia dunque corre in soccorso e rivitalizza la materia morente, ricostruisce le immagini perdute, conferendo nuovi significati.
Nel lavoro di Jole Ottazzi non vi è nostalgia dell’epoca rappresentata nelle vecchie immagini, non vi è dramma, ma il desiderio spontaneo di sperimentare quali variazioni, quali letture, quali sorprese, anche, l’intervento digitale possa oggi offrire. Le immagini che ne derivano sono sicuramente molto diverse dalle antiche fotografie di partenza: non solo a causa dei colori, dei contorni, degli inediti pieni e vuoti, chiari e scuri, delle aumentate dimensioni che hanno trasformato piccole fotografie in grandi tavole, quasi dipinti tecnologici, ma anche e soprattutto perché queste immagini sono mondi del tutto nuovi che si sono generati sul passato. Di esso percepiamo la traccia, lontana.
Quale sia il legame fra memoria e tecnologia è ciò che oggi ci troviamo a indagare. Quale rapporto intratterremo con la storia e con il passato costituisce un grande interrogativo. Azzerati nella dimensione vincente del presente, ci è difficile immaginare il futuro, il passato ci appare come un insieme di frammenti sparsi, affidati di volta in volta a significati mutevoli che scegliamo, pensiamo, oppure, semplicemente, ci accadono.
E’ direttore scientifico del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo-Milano.
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